Il primo giorno di asilo quest’anno mi si presentava con il sapore rassicurante del ritorno in un luogo noto, che mi ha vista mamma emozionata alla prima esperienza, poi appesantita dalla terza pancia che mi ha fatto compagnia per il secondo anno, quindi trafelata e sempre carica di bambini da accompagnare e tenere in braccio o per mano, ma sempre serena per quella bella sensazione di lasciare prima il Bimbo Grande e poi il Bimbo Grandicello nelle mani di due educatrici professionalmente ed umanamente eccezionali, alle quali ormai per il quinto anno affido ogni mattina i miei figli senza quasi nemmeno percepire il distacco, tanta è la fiducia.
Ieri mattina, però, l’arrivo alla spicciolata dei più di 200 bambini tra scuola dell’infanzia e sezione primavera, cresciuti, abbronzati e un po’ straniti dalle lunghe vacanze, è stato accolto da un atrio stranamente silenzioso, dallo sguardo quasi stralunato delle maestre, dall’atteggiamento disorientato delle commesse.
L’anno ricomincia, le attività riprendono, ma nell’atmosfera rarefatta di una struttura grande e complessa che, oltre a doversi riorganizzare per i previsti cambiamenti d’orario e la conseguente riduzione delle ore di compresenza fra le insegnanti, deve assorbire il colpo del trasferimento della dirigente notificato alla fine del mese di luglio, alla vigilia della chiusura estiva.
I servizi per l’infanzia del Comune di Milano hanno infatti subito un drastico ridimensionamento del personale direttivo che è stato ridistribuito e ricollocato. Per la nostra scuola questo significherà anche non avere più la presenza continua della nuova responsabile, che sarà in sede solo due giorni e mezzo alla settimana e che, per familiarizzare con l’ambiente, i numerosi bambini e le famiglie, non potrà nemmeno contare sull’esperienza dell’efficientissima segretaria, che col suo sorriso aperto, la voce cordiale e l’ottima memoria era in grado di riconoscere e accompagnare nelle loro classi centinaia di bambini e che ora è stata trasferita insieme alla precedente dirigente.
Provo tristezza di fronte a scelte prese nel nome del risparmio, senza attenzione per la continuità, senza rispetto per il valore del lavoro di persone che si impegnano con serietà e passione per i nostri figli e che si ritrovano schiacciate da problemi logistici e da carenze di organico.
Provo una grande preoccupazione per un Paese che, quando è necessario limitare le spese, interviene coi tagli sui servizi ai deboli e ai piccoli, sull’educazione e sul suo stesso futuro.
Questo post partecipa al blogstorming
dici bene: tristezza, preoccupazione e (aggiungo) amarezza e senso di impotenza
Da noi l’anno scolastico deve ancora cominciare è un po’ di ansia per le eventuali “novità” ce l’ho anche io, soprattutto ora che la mia piccola andrà per la prima volta all’asilo…speriamo bene…
nella tristezza, scrivi proprio bene! grazie, silvietta
Il nostro ritorno all’asilo è stato molto meno traumatico dello scorso anno. Secondo anno di nido, secondo anno di materna e quindi parziale continuità, parziale perchè a causa dei tagli e delle nuove norme, la maestra preferita di Marco è stata sostituita con un’altra. Problemi di punteggio e di mancanza di rispetto per i piccoli che vedono la loro ex maestra nella stessa scuola ma in un’altra classe. Mi verrebbe da dire che ci si abitua fin da piccoli a sopportare le ingiustizie di questa nostra società.
Io ringrazio il cielo di poter mandare i miei figli alle scuole comunali della mia città.
Fammi capire, nelle comunali, da voi la compresenza non è obbligatoria per legge per un tot di ore al giorno?
Che differenza c’è tra le comunali e le statali allora?
Scusa le domande ma un argomento su cui sono sensibile!
Laura.ddd: è proprio così.
Rita: in bocca al lupo!
Silvietta: grazie, sei sempre buona… 🙂
Renata: hai ragione. Speriamo solo che le cose non continuino a peggiorare.
Silvia M. Imperfetta: non conosco personalmente la realtà delle materne statali, perché a Milano sono quasi tutte comunali e, fino a qualche tempo fa, avevano anche l’eccellenza. Ora, allineandosi -dicono- con le statali e le novità del DL Gelmini, stanno cambiando un po’ di cose: fino all’anno scorso l’orario delle attività era 9-16 con 5 ore di compresenza, da quest’anno l’orario da garantire è 8-18 e, siccome le maestre continuano a lavorare 6 ore ciascuna, le ore di compresenza si riducono a 4 o, peggio, alle sole 2 ore del pranzo nei giorni in cui una delle due deve coprire fino alle 18 (questo accade nella nostra scuola che è grande e dove quindi le maestre si possono turnare dalle 16 alle 18; in scuole più piccole va anche peggio).
Io non discuto la necessità di coprire orari che soddisfino le esigenze delle famiglie, ma è evidente che gli organici già ridotti all’osso non bastino a salvare la qualità del servizio. Nonostante le maestre, devo dire, ce la mettano proprio tutta.
Quanto condivido la tua riflessione! Fino allo scorso anno, oltre a fare la giornalista, ho insegnato, quindi il tema mi è particolarmente caro. Penso che un Paese che effettua sulla scuola, e quindi sulla formazione delle nuove generazioni, tagli così pesanti e senza nessuna logica se non quella del risparmio nudo e crudo sia un Paese destinato a non avere futuro.
http://www.mammasidiventa.ilcannocchiale.it
Anche io sono molto preoccupata.Ti racconto un episodio: quando sono andata in Comune per rifiutare il nido, scelta sofferta, ma in qualche modo obbligata dalle finanze, la responsabile del servizio mi ha detto: “Signora a gennaio dovrà decidere per la Materna, mi raccomando scelga bene”. Io sono rimasta interdetta, cosa vuol dire?? O parli chiaro o stai zitta. L’unica cosa che ho saputo rispondere è stata: “Guardi che le Scuole sono tutte uguali, sono le maestre e il personale che fanno la differenza”. Chi vuole intendere intenda. Penso anche io che se in Italia non si provvede a cambiare la politica familiare e scolastica, non abbiamo un gran futuro!!!
Mamma si diventa: è il mio stesso pensiero (sarà perché anch’io sono un po’ un’insegnante in pectore…)
Ciao!
Mamma di corsa: penso anch’io che siano le persone a fare la differenza nell’educazione. Però in certe situazioni può essere difficile lavorare bene anche se ci si mette tutta la propria buona volontà… E la direzione in cui ci si sta muovendo non dice nulla di buono.
Un abbraccio.