Al rientro dalla sua prima gita scolastica di un’intera giornata, il Bimbo Grandicello mi è venuto incontro all’uscita dall’asilo con l’aria stanca e accaldata, ma entusiasta del tempo trascorso in fattoria, a scorrazzare all’aria aperta in mezzo a tanti animali e ad imparare a impastare e infornare il pane.
Sudato e impolverato, stringeva in mano il frutto del suo lavoro: un panino con la forma della lettera iniziale del suo nome.
“Ma che bravo, Amore! E che bello! Poi mi dirai se è più buono di quello che fa la Mamma, eh. Caso mai mi dai la ricetta”.
Altri suoi compagni anticipavano la merenda addentando la pagnottella, alcune madri chiedevano diffidenti: “Ma è commestibile?”
Il pane è pane. Farina, acqua, lievito. Anche se non esce da un negozio.
Certo che, però, quelle mani…
Tutto sommato, ho provato sollievo, quando il Grandicello ha espresso l’intenzione di portare a casa il suo panino, per mostrarlo al Papà, rimandando a più tardi la questione.
Sulla strada verso la scuola del Grande, sono iniziati i racconti:
“Sai, Mamma, abbiamo accarezzato il toro!
C’era anche il cavallo, che però non ci ha dato i calci.
Poi abbiamo preso in mano i pulcini
e anche i coniglietti, avevano ancora gli occhi chiusi.
E i maialini, senza il pelo: abbiamo toccato anche quelli…”
“Chissà che emozione, e che morbidi! Che fortuna passare una così bella giornata…
Le manine le avete lavate, vero?”
“Sì, Mamma”, sempre tenendo stretto il suo panino.
E lì fra le sue dita è rimasto quel panino, anche durante l’attesa del fratello fuori da scuola e poi sulla via del ritorno con quel caldo afoso, fino a casa, dove gli ho detto di appoggiarlo in cucina…
E dove poco dopo l’ho ritrovato, sbocconcellato, mentre la Piccolina si allontanava furtivamente sgranocchiando.
Contemporaneamente, in una qualsiasi farmacia di Milano, un ignaro Papà in 3D investiva un capitale (ma quanto può costare una boccetta?!) in 5ml di fermenti lattici vivi prescritti giorni prima dal pediatra per riequilibrare la preziosa e delicata flora intestinale della figlioletta…
Ne avranno di lavoro da fare quei lactobacilli!
Ma si! Quel che non strozza ingrassa… disse quella mamma all’ennesimo lancio del ciuccio e ripresa in bocca del piccolo… e nel frattempo combattiamo da 20 giorni con l’otite… Bravo bimbo grandicello, che bella giornata!
…questo è un panino che possiamo definire ben condito!!!
Devi ammettere però che c’è una grande soddisfazione nel mangiare un panino impastato con le proprie mani (o meglio con quelle dell’adorato fratello!)
Ciao
mia nonna dice…lascia fare si fa gli anticorpi!! si vede che doveva essere parecchio buono quel panino, nonostante tutto.
Oh…anche mio nipote andò in gita in fattoria e fece il pane…io adoro far sviluppare la manualità nei bimbi!
anche la nana ha toccato tutto quello che si muoveva nella fattoria. Per alcuni momenti ho anche perso di vista il ciuccio!!!
Non sarà mica così grave, no???
brava bimba, si sta auto-vaccinando!
Mi sa che ci ripenserete tre volte prima di ricomprare i fermenti a peso d’oro…
Angela: e lo so! La stessa cosa disse anche quella mamma all’ennesima manciata di sabbia ingoiata… Un bacino ai piccoli
Paola e Marlene: a cena, anche i due fratelli hanno avuto modo di gustare il famoso panino. Abbiamo deciso di suddividere i rischi 🙂
Bismama 2.0: questo del pane è un laboratorio molto bello, i bambini erano entusiasti di aver creato, dalla farina in avanti…
Alem: non credo, infatti ci ridiamo su!
Soleil: eccolo lì! Hai centrato il punto della questione: l’assurdità dei fermenti da gioielleria 😀
anche le mie sono state in gita in fattoria a fare la piadina!di sicuro più sana di quei pop corn che una volta carolina ha raccolto tra le poltrone del cinema 😐
Polly: be’, senza dubbio… non ci sono limiti alle schifezze 😀