Il sogno sostanzialmente è sempre lo stesso, ricorrente fin da quando ero al liceo: allora uscivo di casa per andare a scuola dove mi aspettava un impegno importante, ma poi succedevano talmente tante cose, una più inverosimile dell’altra, e incontravo talmente tanta gente, e il tempo passava, e l’angoscia cresceva, perché sapevo di essere sempre più in ritardo… ma niente: non sono mai riuscita ad arrivare in classe prima di svegliarmi.
Poi, terminati gli studi, la mia mente ha scelto di farmi passare nottate agitate alle prese con l’organizzazione di cene pantagrueliche, i cui preparativi vengono immancabilmente interrotti da imprevisti a ripetizione, tanto che di solito, nonostante i miei sforzi di tornare a concentrarmi sulla tabella di marcia, l’arrivo degli ospiti mi coglie ancora con la spesa da fare…
Stanotte era prevedibile quale fosse l’equilibrismo reale da cui prendere spunto per liberare le ansie oniriche: dover accompagnare stamattina il Ragazzo Grande, emozionato e con pesante borsa da viaggio, al ritrovo per la partenza per Scuola Natura, solo una manciata di minuti dopo aver lasciato all’asilo la Piccolina. È stato davvero facile per il mio inconscio farmi inciampare in assurdi contrattempi dall’uscita dall’asilo in poi, senza mai perdere di vista l’orologio e sempre più oppressa dall’insopportabile sensazione che, per colpa mia, il Ragazzo Grande rischiasse di perdere la sua gita.
L’ultima immagine che ricordo è quella di lui ancora in pigiama quando già abbiamo accumulato una mezz’ora di ritardo e le mie dita che non riescono nemmeno a far uscire dalla tastiera del telefono un laconico “Aspettateci, arriviamo!” all’indirizzo della rappresentante di classe… Lì fortunatamente, mi sono svegliata: col cuore in gola, ma con ancora qualche ora a disposizione prima della partenza del pullman.
Poi ci siamo alzati tutti e cinque come al solito, abbiamo fatto colazione e preparato la merenda, il Grandicello e Papà in 3D sono usciti per andare a scuola e in ufficio, ognuno con la sua cartella. La Piccolina è stata lasciata al volo all’asilo, col suo corredino settimanale pulito. E il Grande, con largo anticipo, ha caricato la sua valigia e raggiunto un ambitissimo posto all’ultima fila del pullman da cui mi ha salutato con la mano fin quando ha potuto.
Ecco, tanto per dire che qui a Casa in 3D un po’ si annaspa. E il tempo sembra fuggire via. E le idee per decine di post in questi ultimi sei mesi sono andate perse, proprio come i miei goffi tentativi di oppormi agli scherzi dell’inconscio che in quei sogni accatasta distrazioni e mi impedisce sempre di portare a termine un impegno così semplice.
Però intanto cresciamo, impariamo, mettiamo insieme giorni di scuola, pomeriggi di sport, fughe al mare appena si può. Viviamo, insomma. E forse giriamo un po’ a meno a vuoto di quanto mi sembri.
Che bel post. Ho incontrato il tuo blog solo oggi, ma già mi piace…..Condivido con te il numero tre. Anche io ho tre bambini e adesso mi sto dedicando all’uncinetto in 3D. Come vedi abbiamo già 2 cose in comune…..chissà quale sarà la terza??
Benvenuta qui, Ire.
sicuramente girate meno a vuoto di quanto vi sembri. basta guardarsi indietro in quest’anno (anche per noi faticoso e in cui abbiamo – o ci è sembrato di arrancare) e vedere che abbiamo fatto tantissime cose, incontrato tantissimi amici, fatto moltissimi progetti, visti innumerevoli luoghi. Quindi sappi che sei in buona compagnia a vivere intensamente questa (bella) vita.
Grazie, Clara! Sono sicura che tu mi possa capire benissimo…
sembrano esattamente i miei sogni… esisterà un inconscio comune di mamma? da studiare…
(mi piace il tuo blog!)
Ciao, Fioly. Grazie 🙂