Ho letto “Le difettose” di Eleonora Mazzoni, Einaudi.
Di storie come quella di Carla, storia di infertilità, di “fecondazioni artificiali fallite, aborti naturali riusciti, più una serie di micro sconfitte mensili”, ne ho sentite raccontare tante e forse tante altre ne avrei ascoltate se talvolta non avessi deciso di rinunciare ad una telefonata, ad una domanda in più, quando, negli anni in cui per me si succedevano pancioni, parti e allattamenti, con qualche amica mi è capitato di avere pudore a mostrare la mia felicità, di scegliere di farmi da parte aspettando le confidenze con discrezione, rendendomi conto che anche un mio banale “e tu come stai?” spesso rischiasse di suonare come un indelicato “e tu? figli niente?”, come se la mia immagine di maternità appagata, involontariamente sfacciata, potesse far bruciare ancor di più una ferita già tanto dolorosa.
Prima di avere figli, già quando ero molto giovane, in me qualche volta si è affacciata la domanda: “e se succedesse a me? se non riuscissi a rimanere incinta, cosa farei? fin dove avrei il coraggio di tentare? dove deciderei di fermarmi?”, perché, conoscendomi, mi ha sempre spaventata l’idea che una serie di illusioni, fallimenti e frustrazioni potessero farmi entrare in un circolo vizioso di ostinazione e pensieri ossessivi, insinuarsi nell’intimità della nostra coppia, togliere spazio ad ogni altra occasione di felicità.
E tutto questo effettivamente c’è nel racconto in prima persona di Carla, che fluisce sincero e ironico col ritmo incalzante che hanno i pensieri e le conversazioni femminili, quando la testa non si ferma mai e un unico desiderio invade ogni cosa: la scelta di prendere un’aspettativa dal lavoro, il succedersi dei giorni e dei mesi, la percezione del corpo nel suo aspetto ma anche negli sguardi degli altri, la sensualità, i sogni, i ricordi familiari, la constatazione del tempo che passa e il compimento dei 40 anni, la ricerca di affetti e comprensione in quella comunità che si forma nelle sale d’aspetto dei reparti di fecondazione medicalmente assistita e nei forum specializzati su Internet, il grande amore per Marco con la pericolosa distanza che si apre per la diversa esperienza maschile e femminile dell’infertilità, persino lo studio dei testi di Seneca… Tutto sembra parlare a Carla del suo dolore per il vuoto e i tentativi falliti e viene coinvolto in un dialogo interiore continuo.
Ma in Carla, donna realista e concreta, c’è anche una grande energia e la decisa volontà di rimanere attaccata alla vita e all’amore.
Sono abbastanza giovane per neutralizzare il senso di sconfitta occupandomi subito della vita. E abbastanza vecchia per non aver paura. Abbastanza giovane per ritrovarmi di fronte a me stessa. Abbastanza vecchia per potermi fermare. […]
Incasso il dolore del figlio assente, un dolore che non troverà guarigioni. E mi godo questa giornata.
È una bella lettura questo primo romanzo di Eleonora Mazzoni, sia per chi sta attraversando il faticoso percorso della procreazione medicalmente assistita e -immagino- può sentirsi meno sola, sia per ogni altra donna (e uomo?) che abbia voglia di avvicinarsi e lasciarsi interrogare da vicende che superficialmente possono sembrare estranee, ma che in realtà, proprio laddove Carla e le altre “difettose” rivendicano la loro diversità dalle altre donne
Tra i “pacchetti-felicità tutto compreso” che la società vende, quello “casa-macchina-lavoro-figli” è uno dei più basici, adatti a tutti, anche ai mediocri. È imperdonabile non completare l’ultimo segmentino del pacchetto più a buon mercato. Mi sento la più somara della classe. Eppure non ho lasciato nulla di intentato
mostrano una verità che riguarda tutti e che anche le madri conoscono bene:
Ma nella vita c’è una parte insondabile, non prevedibile, che la volontà non riesce a imbrigliare.
Io sono e sono stata una “difettosa”. Lo saro’ sempre anche se ora ho due bimbi.
Non mi sono fermata e ne sono felice.
Hai fatto bene, Alem!
Ognuna deve trovare il suo equilibrio, penso.
So di bambini nati per perseveranza, altri nati dopo l’interruzione delle terapie, altri ancora dopo fratelli adottivi…
Sono sicura che l’esperienza lasci il segno, magari anche una certa saggezza, no?
c’è un premio per te:
http://mammamanager.altervista.org/2012/07/il-mio-primo-premio/
Grazie 🙂
hai fatto una splendida recensione
e in larga parte mi ci ritrovo anche io
Un saluto difettoso da NYC
Dcf
Ciao Dcf, benvenuta e grazie!