Nel pieno del mese di luglio, quando finalmente le temperature estive iniziavano a scaldare questa strana stagione, ho riempito alla cieca una borsa di vestiti, abbandonato il mio orticello sul balcone della casa del mare e le nostre rassicuranti posizioni sotto i soliti ombrelloni blu. Tutto ciò, per chi mi conosce da qualche anno, ha già i contorni dell’evento eccezionale (infatti qui in spiaggia, vedendoci sparire per un paio giorni, hanno lanciato l’allarme dandoci per dispersi).
Ma ancor più eccezionale è quello che i miei figli hanno potuto raccontare agli amici al nostro ritorno.
Siamo stati a Londra, dove PlayStation ci ha invitati nella sede centrale europea di Sony Computer Entertainment per la PlayFest.
Quando ci è stato detto che PlayStation il 12 luglio avrebbe aperto le porte del suo quartier generale alle famiglie, non immaginavamo che saremmo stati accolti in un ambiente così colorato e spazioso, per un evento tanto a misura di bambini: videogiochi classici per tutta la famiglia e nuovi titoli in anteprima, tante console da trovarne sempre di libere nonostante il numero di persone presenti, assistenti ai giochi discreti ma attenti e disponibili. Per i miei figli, la libertà in una specie di paradiso terrestre.
Li ho visti andare in giro estasiati, fermarsi a osservare, e poi giocare, sperimentare e lanciarsi con entusiasmo sulle novità. Penso che per tutti i nativi digitali sia così, semplice: non esiste il “non lo conosco”, “non lo so fare”, ma solo l’istinto a impugnare il controller e provare.
Hanno giocato per ore, con tanto interesse e varietà da non fare indigestione.
Anna, nella terra dei videogiochi, ha anche trovato un angolo dove creare con forbici, colla e colori.
Ma, soprattutto, poter guardare dietro le quinte del mondo PlayStation ha significato poter scoprire quanto di umano e creativo c’è dietro i videogiochi.
Pietro e Carlo, curiosi e intraprendenti nel loro ruolo di inviati al fianco di una redattrice di Topolino, hanno potuto intervistare niente di meno che Jim Ryan, presidente e CEO di Sony Computer Entertainment Europe, con cui hanno parlato di responsabilità, aspirazioni da bambino e, ovviamente, videogiochi preferiti.
E poi hanno potuto incontrare sviluppatori e designer. Quale miglior incentivo a guardare oltre allo schermo, liberando fantasia e voglia di imparare, che chiacchierare di persona con il creatore di Invizimals, ascoltandolo raccontare quanto lavoro ci sia dietro lo sviluppo di un videogioco e da dove nasca la sua ispirazione, mentre sfoglia fra le mani l’album dei suoi personaggi?
Insomma, era una festa e ce la siamo proprio gustata.