Atterrati a Londra di venerdì mattina giusto in tempo per la PlayFest, dopo le nostre ore all’evento, ci siamo ritrovati in un’affollata e assolata Oxford Street, coi nostri sacchetti pieni di gadget in mano, e da lì abbiamo iniziato a camminare, per non perderci niente delle 24 ore che avevamo a disposizione prima del volo di ritorno: una sera e una giornata, solo il tempo per un assaggio, in cui speravamo che i bambini potessero farsi un’idea della città, fissando nella memoria qualche immagine e sensazione.
Guardate dove vi porta la mamma: PlayFest 2013
Nel pieno del mese di luglio, quando finalmente le temperature estive iniziavano a scaldare questa strana stagione, ho riempito alla cieca una borsa di vestiti, abbandonato il mio orticello sul balcone della casa del mare e le nostre rassicuranti posizioni sotto i soliti ombrelloni blu. Tutto ciò, per chi mi conosce da qualche anno, ha già i contorni dell’evento eccezionale (infatti qui in spiaggia, vedendoci sparire per un paio giorni, hanno lanciato l’allarme dandoci per dispersi).
Ma ancor più eccezionale è quello che i miei figli hanno potuto raccontare agli amici al nostro ritorno.
Siamo stati a Londra, dove PlayStation ci ha invitati nella sede centrale europea di Sony Computer Entertainment per la PlayFest.
La chiamano preadolescenza: crescere e aspettare
Abbiamo smaltito a fatica una chiusura d’anno emotivamente impegnativa, con l’addio del Grande alla scuola primaria e della Piccolina a quella dell’infanzia: addii che sanno di nostalgia per tutto il bello che si è ricevuto, ma soprattutto di ansia per le novità che arriveranno.
Anche questo inizio di estate nella nostra solita spiaggia per ora si sente un po’ sospeso, in questa nuova età di mezzo in cui entra la nostra famiglia insieme a Pietro coi suoi 11 anni: la preadolescenza.
Ho litigato con il tempo
Quest’anno ho litigato con il tempo.
L’ho strapazzato e stiracchiato per farci entrare tanti impegni nuovi, per non perdere le occasioni che mi si sono presentate e sforzarmi di dimostrare che potevo farle tutte mie, senza togliere niente alla famiglia.
Ho cercato di far finta che il tempo dedicato al sonno fosse inutile.
Capricci: ricordi di un tempo (fortunatamente) passato
Tanto sono superficiali la mamma o la nonna che, incrociandoti in un fortunato momento di pace, col cucciolo allegro che ti trotterella accanto sorridente, dicono al loro: “guarda: hai visto che bravo quel bambino? fai come lui!”, quanto risultano insopportabili le stesse che ti squadrano come se fossi una torturatrice di bambini innocenti, mentre sei alle prese con un incontenibile e ingiustificabile capriccio.
Perché i capricci sono snervanti, indisponenti, delle prove durissime per la pazienza e l’amore genitoriali, ma, come in molte altre situazioni, anche per i capricci è proprio vero che l’inferno sono gli altri.
Te lo aspetti ma non sei pronta
Eccolo qui questo gennaio delle iscrizioni scolastiche. E adesso tocca pensarci davvero che anche la Piccolina a settembre inizierà la scuola e che il Grande farà il salto verso le medie: due prime classi, belle pesanti.
Sono quelle cose che sai, che ti aspetti, che senti di dover vivere anche come delle conquiste, ma che comunque sembrano sempre arrivare troppo in fretta.