Il riso Venere da qualche tempo è uno degli ingredienti preferiti dai miei figli: assaggiato per le prime volte al ristorante in piatti d’ispirazione orientale, ho imparato a utilizzarlo spesso anche a casa, soprattutto per accompagnare pesce, crostacei e molluschi. Ricca di fibre, sali minerali e antocianine che le conferiscono la caratteristica colorazione nera, questa particolare varietà di riso originaria della Cina ma oggi prodotta in Italia rivela la promessa del suo sapore intenso già mentre cuoce, sprigionando in cucina un inebriante profumo come di vino rosso.
Quando ho avuto la possibilità di provare la nuova Farina Vitala+ Riso Venere di Molini Nova, ho deciso di dare a questo ingrediente tutto lo spazio che si merita, lasciandolo assoluto protagonista di una focaccia che ha reso davvero speciale per colore, fragranza e sapore.


È andato in onda per dieci settimane su Rai3 il programma televisivo
Mi piace cucinare, amo mangiare e sono mamma, perciò mi trovo quotidianamente di fronte alla decisione di cosa comprare e mettere nei piatti e negli zaini di tutta la famiglia. Questo mi divide fra la responsabilità di scegliere gli ingredienti per un’alimentazione sana e la speranza di gratificare anche il gusto di tutti, perché l’atto di nutrire vorrebbe sempre essere un gesto che esprima amore e mangiare insieme ha strettamente a che fare con la felicità.
In queste prime giornate di euforia primaverile, niente è più frustrante, per la casalinga disperata che si nasconde in me, del guardarmi intorno e accorgermi di come i primi raggi di sole deciso svelino impietosamente tutte le magagne della casa che il grigio invernale mascherava così bene. La prima e più facile soluzione è quella di assecondare il risveglio della natura e scappare per trascorrere più tempo possibile fuori. Ma il periodo delle allergie incombe, lo sguardo continua a cadere laddove i raggi di sole insistono… e così mi tocca fare i conti con la dura realtà delle pulizie di primavera.
“Stiamo cercando genitori disponibili a riorganizzare la biblioteca della scuola” recitava una delle tante email nella mia casella in un giorno di fine settembre. Non è la prima volta che, rispondendo a una mail, rivoluziono la mia vita e, come negli altri casi, non so nemmeno perché proprio quel messaggio abbia avuto una sorte diversa da tanti altri ignorati. Forse perché era appena ricominciata la scuola e mi sembrava di avere un sacco di ore a mia disposizione, forse perché, in un anno senza inserimenti in classi nuove, l’avvio delle attività mi era sembrato stranamente tranquillo, o forse soltanto perché, a sentir parlare di libri, non so resistere. Fatto sta che mi sono buttata: “posso dare qualche ora di disponibilità alla mattina” ho scritto, “chissà quali altri genitori incontrerò alla riunione, vedrò se mi troverò bene” ho pensato…
Il primo ricordo che ho su James Dyson è che anni fa mi addormentai davanti a un documentario che lo vedeva protagonista. Ma questo potrebbe non essere un avvenimento degno di nota, perché sono solita dormire sul divano col sottofondo dei documentari che guarda Papà in 3D.