Stamattina, meno affannata del solito, avrei potuto buttarmi sulle pulizie straordinarie o sul riordino, riprendere in mano uno dei tanti lavori iniziati e abbandonati oppure lasciar trascorrere le ore inutilmente, ottenebrata dal grigiore novembrino. Invece ho deciso: si esce. E allora avrei potuto infilarmi nel solito supermercato, prendere una via dei negozi per una perlustrazione prenatalizia o buttare via tempo e denaro nello spendiccio superfluo. Invece, illuminata da non so quale stella buona, ho pensato: si va a zonzo e si va piano.
Così io e la mia Piccolina ci siamo prese una delle sue ore da figlia unica e l’abbiamo dilatata in una passeggiata tranquilla, senza meta né fretta, senza doveri né orari: ho tenuto il suo passo ed ho sentito la sua manina minuta nella mia, mi sono accorta che non l’ho dovuta quasi mai sostenere perché non inciampa quando non la trascino alla rincorsa dei suoi fratelli qua e là, ho alzato lo sguardo per mostrarle i colori del parco in autunno e mi sono goduta il suo nasino che si arriccia quando ride, il suo ditino sollevato verso le chiome dorate degli alberi e il suo stupore divertito nel calpestare un tappeto di foglie.
Un’ora. Un’ora in cui non ho pensato a ciò che avrei dovuto fare altrove, a ciò a cui ho rinunciato per rimanere a casa coi miei figli, a ciò che vorrei e che mi manca, a ciò che mi preoccupa e mi spaventa. Un’ora in cui un pensiero solo riempiva la mia mente: sono una privilegiata, perché posso trascorrere un’ora così.
Sono una privilegiata, perché oggi 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che drammaticamente spesso si annida fra le mura domestiche, ed io, mai come oggi, mi rendo conto che sono cresciuta in una famiglia sana, in cui un sorriso era un sorriso, una carezza era una carezza, un bacio era un bacio ed un rimprovero era un rimprovero, in cui ho imparato a distinguere un gesto d’affetto da un gesto volto ad offendere. E così ho spontaneamente sempre saputo quale dovesse essere lo sguardo da ricercare negli occhi di chi diceva di amarmi e quali fossero i gesti ed i toni di cui fidarmi.
E, adesso che sono madre e vorrei che i miei figli potessero sempre avere tutto il meglio, mi rendo conto che questi sono i veri privilegi che spero di poter dare loro: del tempo in cui poter imparare ad apprezzare le cose belle e nell’inconscio la voce, lo sguardo, l’esempio di due genitori che li amano e che si amano. Perché la violenza può essere rifiutata, evitata e contrastata solo da uomini e donne che la sappiano riconoscere e che non si facciano ingannare dal suo linguaggio subdolo.
Stupendamente vero. Ancora una volta, grazie per i tuoi pensieri.
Hai scritto un post stupendo!
grazie per questo nuovo post! bellissimo
grazie, Mammain3D.
Hai scritto un messaggio importantissimo.
Ma anche solo la frase “sono una privilegiata perché posso trascorrere un’ora così” varrebbe meditazioni di giorni e giorni … ci sono i giorni in cui so pronunciarla, pensarla anch’io, ci sono i giorni no.
Però ti prometto che provo a farne il mio mantra almeno per oggi, ok?
grazie
silvietta
“sono una privilegiata perché posso trascorrere un’ora così”
grazie
bello bellissimo hai ragione ogni situazione ha i suoi privilegi e saperli riconoscere quando li si ha e nn quando li si ha persi è segno di intelligenza e saggezza.
grazie
Bel post. Sulla violenza hai scritto una grande verità.
mammasidiventa.ilcannocchiale.it
che splendido post!
Veramente, grazie. Per aver pensato che ci sono donne la cui vita è così segnata dall’abuso che non pensano esista una vita migliore. Ho un triste esempio sotto gli occhi e combinazione avevo appena finito di parlarne con Sanguedelmiosangue.
grazie per avermi fatta riflettere. mi sembrano cose dovute…eppur son privilegi!
“ho spontaneamente sempre saputo quale dovesse essere lo sguardo da ricercare negli occhi di chi diceva di amarmi e quali fossero i gesti ed i toni di cui fidarmi”. Splendido!
Uno dei più grandi regali che ci possono fare i genitori è proprio questo. Con l’esempio prima di tutto. Spero che anche noi possiamo essere all’altezza. Grazie!
Grazie, Mamma in 3D.
Per saper cogliere cose che spesso sfuggono, per la tua profondità e la tua sensibilità.
Grazie…
Improvvisamente in quattro
Il privilegio di amare…. se facessimo un po’ tutti la corsa ad andare più piano…
Grazie della luce che emana la tua vita!
mi ripeto con i post precedenti ma hai perfettamente ragione, Mamma 3D, c’è una leggenda che racconta di un signore che ha girato il mondo per cercare i suoi occhiali per poi trovarli sul suo naso. Ecco, diciamo che tu li hai trovati e questa è una gran fortuna, merito anche di chi ti ha cresciuta con amore ed equilibrio, e tu di sicuro saprai trasmettere questi doni ai tuoi figli.
Grazie, ancora una volta! Anche io mi sento una privilegiata, e lo sono assolutamente! E rendo grazie non a dio, dato che non sono credente, ma a tutte le persone che incontro, ai miei bimbi, a mio marito e ai miei genitori. E l’unico modo che ho per esprimere la mia riconoscenza è il mio volto.
Un abbraccio
Angela
brava!!! non vedo l’ora di fare lo stesso…
Io riordo che un giorno, dopo un lungo e brutto periodo, ho guardato fuori e mi sono accorta del sole. Ogni tanto dovremmo fermarci e riaccorgersi che esiste il sole, cioè avvertire la nostra fortuna e godere di quanto abbiamo. Sembra retorica, ma chi fa questa esperienza sa che non è così.
Un abbraccio a tutti e un grazie per i vostri commenti: è bello sentire come ognuno di voi riempie del suo significato un particolare dei miei pensieri, che altrimenti si perderebbero insieme alle emozioni di una giornata.
hanno tutto le altre, non so che aggiungere, se non che oggi mi sento meglio, perché anch’io sono una privilegiata, a poter portare mio figlio ad una merenda da bstevens in mezzo a cinque bambini, a tanta confusione, ma tanti colori e tanta allegria… segue post!
Valewanda, ciao 🙂 Sono già passata da te. Brave, certe cose fanno proprio bene!
grande post.
davvero.
pensieri importanti, quelli raccolti in questa giornata. pensieri da tenere ben saldi nella nostra mente, nonchè insegnamenti per i nostri figli.
Grazie, Lisa! Mi fa sempre molto piacere quando passi di qui 🙂
Ti leggo un po’ in ritardo.
Questo post esprime proprio quello che penso anch’io quando passo un po’ di tempo con la mia bambina senza la fretta di dover scappare via, solo con il desiderio di guardarsi negli occhi e capirsi senza parole. Come oggi: una giornata trascorsa con il mio amore, a consumarla di baci e carezze che lei ricambia. Che felicità!Anch’io mi sento una mamma privilegiata!
Che belle immagini! Che bella la sensazione dell’essere lì per vedere il mondo coi suoi occhi..a me piaceva un sacco.
HAi ragione poi quando parli che la violenza deve essere riconosciuta e contrastata soprattutto perchè è subdola.
Io mi sono accorta di quant violenza ci sia a piede libero, anche nelle normali relazioni, senza addentrarsi nelle violenze palesi…anche in semplici frasi tipo: !”hai freddo metti la giacca”
Non è per il metti la giacca…ma per l'”hai freddo”
Se il termine violenza è troppo forte si può parlare di usurpazione…ossia il genitore pretende(senza accorgersi) di sostituirsi al figlio nell’ascolto delle sue sensazioni laddove la responsabilità è solo del figlio.
Dal bimbo questo può essere visto come una mancanza di fiducia nei suoi confronti (ma come saprò io se ho freddo o meno) e magari pensando che comunque un genitore abbia sempre ragione nel profondo, qualche dubbio sulle proprie capacità di ascoltare le proprie sensazioni può venire, per fortuna la maggior parte dei bambini va avanti per la sua strada.
Se i bambini sono rispettati in queste piccole cose, sapranno difendersi anche dalle grandi violenze perchè sapranno riconoscere e rispettare le loro sensazioni di disagio e paura.
Questo era solo un esempio stupido per capire, non sostengo assolutamente che se uno dice quella frase fa una violenza insanabile…ma è il senso che c’è dietro che è importante, ossia la fiducia nelle sensazioni del piccolo.
Non sostengo nemmeno che sia giusto lasciare che stiano senza giacca o senza coprirsi…magari valuto di volta in volta, tenendo conto che coi vestiti loro esprimono anche sensazioni.
Però secondo me, è meglio dire “voglio che tu ti metta la giacca”, almeno non si entra nella sua sfera emotiva non si pretende di sostituitrsi alle sue sensazioni.
In realtà l’approccio è ancora diverso per me, ma non ha importanza, mi interessava raccontarti una differenza che per me è stata particolarmente folgorante.
Magari per te è semplice, io invece ci ho messo molto tempo a capirlo, ma mi ha dato un grande aiuto ed è stato uno strumento molto utile per aiutarmi a capire i limiti miei e quelli dei bimbi , ora ho uno strumento in più per aiutarli a capire la violenza e quindi per difenderli da essa.
Ecco forse il nocciolo della questione è questo, la paura che siano vittime di violenza e la mancanza di strumenti per difenderli, a me questo faceva paura.
Poi per carità nella vita non si sa mai.
Scusa l’intrusione.
Emy, ciao. Ma quale intrusione? 🙂 ho letto volentieri le tue considerazioni, rendendomi conto di quanto evidentemente il vissuto e la sensibilità personali condizionino il nostro modo di essere genitori, e, soprattutto, ci facciano concentrare l’attenzione su diversi particolari…
Pur con la medesima intenzione di dare il meglio ai nostri bambini, ognuno di noi fa i conti in maniera diversa con il figlio che è stato. E secondo me è bello che sia così: da genitori conosciamo meglio noi stessi e rileggiamo in modo nuovo la nostra storia.
Grazie del commento. A presto.