Sono in casa, sì. È da casa che scrivo, che aspetto di andare a prendere i bambini a scuola, che ricevo email e telefonate. È in una casa che trascorro anche quasi tutte le vacanze.
Esco anche, eh. Come si dice, “faccio cose, vedo gente”…
Ma sono una mamma che ha scelto di stare a casa e della casa mi sento in dovere di occuparmi.
Però la cura della casa non riesce ad appassionarmi in sé, ma solo in quanto aspetto della cura della famiglia, semplicemente perché è il luogo in cui viviamo insieme.
In particolare le pulizie sono, senza dubbio, le faccende che mi pesano di più: amo cucinare e, se ne ho il tempo, lo faccio davvero con passione, riempio e svuoto le lavatrici quasi come uno sfogo terapeutico, riordinare mi dà qualche soddisfazione, persino stirare mi risulta meno antipatico… ma le pulizie, soprattutto quelle ordinarie, ripetitive, che non appena son finite sarebbe già ora di ricominciarle… quelle proprio non le sopporto!
Cosa diversa era occuparmi della nostra prima casa da sposini, quei due locali in cui ogni cosa aveva il suo posto e dove regnava una calma che ora definirei irreale. Adesso i risultati delle mie fatiche sono decisamente più frustranti, perché la situazione si è parecchio complicata: appena abbiamo avuto più spazio, abbiamo cominciato a riempirlo di figli, il tempo è diminuito, il disordine e l’accumulo di oggetti hanno preso il sopravvento e, soprattutto, la cura delle persone ha giustamente richiesto sempre più attenzione ed energia rispetto a quella per le cose.
“Perché non ti cerchi un aiuto?” mi chiedono spesso.
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