Quest’estate, avevo creduto di vedere un accenno di sospetto negli occhi del Bimbo Grande in occasione di qualche sua domanda su Babbo Natale.
Otto anni: mi sembrava naturale che si avvicinasse il momento della verità e così gli ho dato risposte vaghe, senza più invenzioni fantasiose, insistendo soprattutto sull’importanza del rispetto per l’attesa dei fratellini ancora piccoli. Ho temporeggiato, ma mi aspettavo che prima di Natale avremmo affrontato il discorso esplicitamente, ero pronta.
Babbo Natale esiste ancora
Prima settimana di scuola
La scuola ricca di iniziative originali, di esperienze al di fuori dell’edificio, di laboratori e di corsi sportivi che per due anni ha frequentato il mio Bimbo Grande non esiste più.
Le sue due maestre sono ancora lì, disponibili e piene di idee, ma non hanno più il tempo né la possibilità di dare alla classe tutto quello che vorrebbero: l’orario formalmente non è cambiato, i bambini trascorrono ancora a scuola 40 ore, ma non ci sono più quelle 4 ore di compresenza delle maestre che permettevano di organizzare le uscite e la maggior parte delle attività extracurricolari o anche solo artistiche.
Torniamo
Torniamo a casa tutti insieme, portandoci negli occhi quel punto di azzurro che per due mesi è stato il nostro cielo.
Il calcio e il tempo
Giugno 2002 – Coppa del Mondo FIFA in Corea del Sud e Giappone
Sul divano su cui ho finito di ricamare tutto il corredino per il mio primogenito, ormai schiacciata sotto una pancia enorme, guardo le partite della Nazionale.
Mancano pochi giorni alla data prevista per il parto, che mi auguro non avvenga durante un incontro degli Azzurri, con una sala parto deserta e gli occhi del personale fissi su uno schermo televisivo anziché su di me.
I risultati calcistici sono l’ultimo dei miei pensieri, eppure qualche gol importante mi fa esultare, provocando al Bimbo Grande nel pancione un immediato singhiozzo.
Giugno 2010 – Coppa del Mondo FIFA in Sud Africa
Del valore dei soldi e delle cose
Del valore dei soldi e delle cose ogni tanto ci ritroviamo a parlare coi nostri figli, soprattutto col Bimbo Grande, che ultimamente ci ha sorpreso con qualche osservazione inopportuna e qualche domanda esplicita sull’argomento. Non sappiamo se ci siano state conversazioni con gli amichetti o delle battute fatte dagli adulti che lo abbiano colpito, ma ci siamo accorti che era il caso di provare a rassicurare e spiegare. Rassicurare perché i bambini non vivano ansie magari immotivate o di cui non potrebbero cogliere le giuste proporzioni, ma soprattutto spiegare che non è scontato avere ciò che si ha, che noi genitori dobbiamo fare le nostre scelte riguardo a cosa comprare e cosa no, perché non si può avere tutto, che con il denaro speriamo di poter dare loro quello di cui hanno bisogno e che fa loro piacere, che apprezziamo alcune cose belle ma non quelle la cui unica funzione è l’ostentazione di ciò che ci si può permettere, che c’è tanta gente che ha ben più di noi ma anche tantissima che ha molto meno o addirittura niente.
Segno dei tempi
Dalla camera dei due maschi arrivano voci di giochi fortunatamente pacifici.
Mentre passano dalla tombola degli animali a qualche mano di Carta-forbice-sasso (la nostra Morra cinese), mi distraggo nella lettura. Poco dopo riemergo sentendo il Grande che insegna al Grandicello quella che, inizialmente, mi sembra la solita vecchia Ambarabà Ciccì Coccò…
Poi qualcosa di inaspettato attira la mia attenzione…Scusa, Bimbo Grande, puoi ripetere?