Non puoi raccontare proprio tutto tutto alla tua cara amica seduta sul divano mentre si accarezza la grande pancia, si confida e ti fa domande, perché assolutamente non vuoi essere una di quelle che spiattellano per filo e per segno i particolari più truculenti del loro parto a chi non c’è ancora passata, e nemmeno entrare nel novero delle noiosissime mamme-io facevo così-il mio bambino di qui, il mio bambino di là, perché sai che in fondo certe emozioni, finché non le si prova, non le si può nemmeno immaginare e perché pensi anche che sia giusto lasciare qualcosa alla sorpresa…
Ricorrenze e coincidenze
Guardandomi indietro, accanto agli eventi decisivi e alle tappe fondamentali, riconosco dei semplici incontri che la vita mi ha regalato e che sicuramente l’hanno resa più bella e meno difficile.
Di equilibrio, rispetto e aggressività
Ecco, parlavo di colori pastello, che a me servono, perché, anche piuttosto rapidamente, le tinte forti e la luce accecante mi logorano e poi somatizzo…
Quindi ci provo a rintanarmi in questa quarta dimensione, per rasserenarmi. E, siccome mi sento un po’ prosciugata e non trovo niente da dire, mi guardo intorno e ascolto.
Ascolto la spontanea ed esuberante Emily sfogarsi contro l’idiozia dell’annosa guerra fra le mamme casalinghe e le mamme lavoratrici e nei commenti ritrovo il mio stesso disorientamento: sia le casalinghe che le lavoratrici, complice anche la differenza fra la realtà cittadina e quella di provincia, si sentono allo stesso modo minoranza, lamentano di essere incomprese, svalutate e condannate. I toni rimangono leggeri, ma si percepiscono le contrapposizioni e le accuse.
Ascolto un ironico ma chiaramente critico ritratto caricaturale delle mamme talebane fatto da Raperonzolo su VereMamme e lì, nella valanga di commenti che seguono, sento salire i toni e, come sempre accade nelle risse, in cui non si riesce nemmeno a riconoscere il momento in cui dallo scherzo si passi alle botte vere, vedo la situazione farsi davvero pesante: l’ironia cede presto il passo agli insulti, i rinforzi giungono ad armare due schieramenti d’artiglieria e, giustamente, la padrona di casa decide alla fine di chiudere una porta che sinora era sempre stata aperta a chiunque.
Cerco fra i blog distrazione dalle durezze della realtà e dalle sofferenze dei rapporti conflittuali e invece, pur da spettatrice, ne esco con le ossa rotte.
Il beneficio del dubbio
Mamme sotto gli ombrelloni, mamme in riva al mare, mamme in acqua, mamme in passeggiata: questa cittadina, d’estate, è una grande comunità di bambini, accompagnati da nonni, tate e tante mamme. E le comunità di mamme, si sa, possono essere anche molto pesanti da affrontare. Oppure divertenti, se ci si arma di una buona dose d’ironia.
Mostruosamente Blog
Qualche settimana fa, il Bimbo Grande:
“Ah, Mamma, Papà, la maestra ci ha detto il titolo del libro per le vacanze. Si chiama Blog.”
Mamma e Papà in 3D si guardano tra il perplesso e l’imbarazzato.
Ecco, vedi, questa storia dei blog, anche se ne parliamo in codice, ormai salta fuori un po’ troppo spesso.
Ci ha beccati.
Figurati se il libro si intitola così. Avrà capito male.
Solo che vuol dire che ‘sta parola ce l’ha in testa. Chissà cosa andrà in giro a dire…
I primi cento giorni
Cento giorni di blog.
Non che all’inizio avessi un progetto, un programma né un impegno. C’era solo il desiderio di ritagliarmi uno spazio mio, questa quarta dimensione, aspettando di vedere a cosa avrebbe portato.