Torniamo a casa tutti insieme, portandoci negli occhi quel punto di azzurro che per due mesi è stato il nostro cielo.
Tutto sommato non è una brutta estate
Luogo comune vuole i mariti in solitudine nell’afa cittadina a faticare e consumare tristi pasti confezionati mentre le mogli oziano sdraiate al sole e sfarfalleggiano coi bagnini.
Trascorse le nostre prime tre di sei settimane di separazione estiva, mi permetto di fare un parziale bilancio.
Letteratura sotto l’ombrellone
La bella notizia è che, dopo anni, otto per l’esattezza, riesco di nuovo a leggere in spiaggia. Mai rilassata, solo poche righe per volta a intermittenza con il solito appello per la localizzazione dei figli, sicuramente non potrà durare oltre queste due settimane di ferie di Papà in 3D, ma rie-sco-di-nuo-vo-a-leg-ge-re-in-spiag-gia. E la cosa merita senz’altro di essere annotata.
Stessa spiaggia, stessa gente (o quasi)
C’è un che di rassicurante nel ritrovarsi, all’inizio dell’estate, sotto agli stessi ombrelloni, ognuno nella sua solita posizione.
Ci si era salutati una decina di mesi fa, ora ci si rivede e quasi sembra di non essersi mai allontanati, non fosse per il fatto che siamo di nuovo tutti più pallidi e ci raccontiamo di inverni freddi, di pagelle e di poche novità.
Tra la folla del dì di festa
La passeggiata lungo il mare si trasforma in un fiume di gente nel pomeriggio di festa, assolato ma ventoso.
Ci sono le anziane signore, elegantemente vestite, che conversano e sorridono alla vista dei bambini.
Poco indietro i mariti le seguono, camminando con le mani dietro la schiena.
C’é la famiglia che porta in giro orgogliosa il cucciolo al guinzaglio, passandoselo di mano in mano con l’evidente eccitazione della novità.
Un’altra famiglia con figli adolescenti procede in silenzio fra lamentele e sbuffi.
Mentre il gruppo di amici con tanti bambini di tutte le età avanza chiassoso fra gelati e risate.
Istantanee di fine inverno
Mi piace vedere il sole, finalmente, che richiama i germogli sulle piante del nostro balcone.
Mi piace persino mettermi a lavare finestre e davanzali per far entrare la luce nella casa che si risveglia dall’inverno.
Mi piace rivedere le tre teste dei miei bambini, senza i berretti di lana, coi capelli che si accendono di riflessi ramati.