In queste prime giornate di euforia primaverile, niente è più frustrante, per la casalinga disperata che si nasconde in me, del guardarmi intorno e accorgermi di come i primi raggi di sole deciso svelino impietosamente tutte le magagne della casa che il grigio invernale mascherava così bene. La prima e più facile soluzione è quella di assecondare il risveglio della natura e scappare per trascorrere più tempo possibile fuori. Ma il periodo delle allergie incombe, lo sguardo continua a cadere laddove i raggi di sole insistono… e così mi tocca fare i conti con la dura realtà delle pulizie di primavera.
Il mio incontro con Dyson e le #sfidedysoniane
Il primo ricordo che ho su James Dyson è che anni fa mi addormentai davanti a un documentario che lo vedeva protagonista. Ma questo potrebbe non essere un avvenimento degno di nota, perché sono solita dormire sul divano col sottofondo dei documentari che guarda Papà in 3D.
Però, al risveglio, mi colpì il suo entusiasmo: “Quest’uomo è un grande: ha avuto un’idea geniale”.
E così -come dire?- la curiosità per il lavoro di James Dyson mi è entrata nell’inconscio.
Non di sole pulizie può vivere la casalinga #angoliocurve
Sono in casa, sì. È da casa che scrivo, che aspetto di andare a prendere i bambini a scuola, che ricevo email e telefonate. È in una casa che trascorro anche quasi tutte le vacanze.
Esco anche, eh. Come si dice, “faccio cose, vedo gente”…
Ma sono una mamma che ha scelto di stare a casa e della casa mi sento in dovere di occuparmi.
Però la cura della casa non riesce ad appassionarmi in sé, ma solo in quanto aspetto della cura della famiglia, semplicemente perché è il luogo in cui viviamo insieme.
In particolare le pulizie sono, senza dubbio, le faccende che mi pesano di più: amo cucinare e, se ne ho il tempo, lo faccio davvero con passione, riempio e svuoto le lavatrici quasi come uno sfogo terapeutico, riordinare mi dà qualche soddisfazione, persino stirare mi risulta meno antipatico… ma le pulizie, soprattutto quelle ordinarie, ripetitive, che non appena son finite sarebbe già ora di ricominciarle… quelle proprio non le sopporto!
Cosa diversa era occuparmi della nostra prima casa da sposini, quei due locali in cui ogni cosa aveva il suo posto e dove regnava una calma che ora definirei irreale. Adesso i risultati delle mie fatiche sono decisamente più frustranti, perché la situazione si è parecchio complicata: appena abbiamo avuto più spazio, abbiamo cominciato a riempirlo di figli, il tempo è diminuito, il disordine e l’accumulo di oggetti hanno preso il sopravvento e, soprattutto, la cura delle persone ha giustamente richiesto sempre più attenzione ed energia rispetto a quella per le cose.
“Perché non ti cerchi un aiuto?” mi chiedono spesso.