Lo ammetto, io sono messa così e così, dopo un mese di inserimento all’asilo della Piccolina di casa, dopo una lenta rieducazione alla solitudine attraverso la graduale copertura di distanze sempre maggiori ma con un orecchio sempre teso verso il cellulare, soprattutto dopo gli ultimi giorni in cui il distacco avviene tra pianti strappacuore, in cui solo con la razionalità riesco a impormi di voltarmi e andarmene, ripetendomi per tutta la mattina “è per il suo bene, è solo per il suo bene” e liberandomi da quel groppo in gola solo all’uscita, quando la ritrovo allegra e sorridente e le maestre mi dicono che è stata sempre tranquilla…
Di acquisti al buio e cantonate
Qualche settimana fa, nel racconto Moonlight shadow, che chiude il bellissimo Kitchen di Banana Yoshimoto, ho letto l’illuminante frase:
Intraprendere qualcosa di nuovo partendo dagli oggetti è la cosa peggiore, ma bisognava guardare avanti.
Ho risentito il sapore dei mesi di gravidanza, tra fantasie e timori e la sensazione di salto nel buio che ha accompagnato gli acquisti per il corredo del mio primo bambino. La pancia cresceva, il piccolo scalciava con forza a ricordarmi la sua vivace presenza, tutti intorno chiedevano, dopo il sesso e la data prevista per il parto: “allora avete comprato già tutto, vero?”. E così, stanca di rispondere “mi sembra ancora presto”, ho deciso di spingere in un angolo l’istintiva scaramanzia e, allo scoccare del settimo mese, ho iniziato con Papà in 3D a varcare soglie di negozi per l’infanzia.
Madri e figlie
Sono reclusa con la Piccolina ammalata. Domenica mattina mi sono presa un’ora d’aria di shopping ozioso in un grande magazzino, cercando di sfruttare dei diabolici buoni sconto emessi un mese fa allo scopo di fidelizzarmi (ossia convincermi a tornare per successivi acquisti di dubbia necessità).
Aggirandomi nei reparti dell’abbigliamento donna e di intimo, mi è capitato di imbattermi in almeno tre coppie composte da una madre e una figlia adolescente e di assistere agli stessi sofferti dialoghi.
Mai uscire senza
Venerdì, in partenza per il fine settimana al mare, Papà in 3D ha affidato ai due bambini più grandi una macchina fotografica digitale, molto piccola e completamente automatica, investendoli della responsabilità di farne buon uso.
Non aprite quegli scatoloni
Una volta c’era il piacere del rinnovo del mio guardaroba: il recupero dei vestiti leggeri usati nell’estate precedente, col risveglio dei ricordi che li accompagnavano, lo sguardo alle vetrine per scoprire i colori della nuova stagione e qualche ragionato acquisto.
Poi, con la maternità, è arrivata l’emozione dei primi corredini: al primo bimbo infatti, ad ogni stagione, serve proprio tutto e così i body, e le tutine, e le magliettine, e le calzine… tante cose minuscole da maneggiare con grande tenerezza e da piegare nei cassetti in ordine di taglia in modo da averle pronte da indossare al momento giusto.
Ora… AIUTO!!!
All’arrivo del caldo sono travolta da un’ondata di piena: alla gestione ordinaria, che, devo dire, è già piuttosto complicata e fatta di lavatrici sempre in funzione, stendibiancheria sempre pieni e montagne sempre più alte di arretrati da stirare, si aggiunge l’ineludibile cambio degli armadi che, tanto facile a dirsi, da qualche anno si rivela un’impresa titanica.